Il Pd sabato 5 sarà nella piazza targata Cinque stelle: non ci sarà Elly Schlein, ma la segretaria ha inviato un gruppone, fra cui si nota il presidente dei senatori Francesco Boccia, ex ministro del governo Conte II, Marco Sarracino, responsabile Sud e campano doc, Sandro Ruotolo, Susanna Camusso e Antonio Misiani, commissario Pd in Campania, regione dove si prepara l’alleanza per le regionali; Emiliano Fossi, segretario Pd della Toscana, altra regione dove si lavora allo stesso obiettivo; e ancora Marco Furfaro, e infine Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione, presenza – quest’ultima – che è un inequivocabile segnale dell’avvicinamento delle due forze politiche.

Elly Schlein lo ha annunciato ai cronisti, non prima di una telefonata a Giuseppe Conte, per avvertirlo della decisione. Dal seminario dei deputati, al Museo Casa Cervi (a Gattatico, provincia di Reggio Emilia), ospiti della presidente Albertina Soliani, spiega la scelta: le posizioni del Pd e quelle M5s «non sono le stesse su tutto», dice, «ma condividiamo una forte critica alla corsa al riarmo dei 27 Stati europei e alle proposte di riarmo della Commissione, e la prospettiva verso una difesa comune europea, che non deve sottrarre risorse al sociale e alla coesione».

Ci sono «distanze su altri punti importanti, come il sostegno all’Ucraina, ma pure convergenza sulla necessità che l’Ue negozi per la pace sia per l’Ucraina che per il Medio Oriente. Con il M5s governiamo in molte regioni e città, e quando un nostro alleato va in piazza, al netto delle nostre differenze, diamo attenzione ed ascolto perché siamo testardamente unitari».

La manifestazione

Appuntamento alle 13 a piazza Vittorio. Lei non ci sarà, del resto la presenza sarebbe un tantino impegnativa: un po’ perché a Strasburgo il Pd ha votato la relazione sulla difesa che dice sì al piano di riarmo e all’aumento delle spese militari, anche se ha votato no (in maggioranza) a quei punti specifici, e invece lo slogan della manifestazione non ha sfumature: «Unisciti a noi contro questo folle piano di riarmo. Fermiamoli».

Un altro po’, un bel po’, perché è vero che in questi ultimi giorni Conte usa toni concilianti con lei, ma dio solo sa cosa potrebbero dire altri interventi dal palco all’indirizzo dei «bellicisti». In ogni caso, e dopo lunga riflessione, Schlein vuole dimostrare di essere davvero «testardamente unitaria». Non è andata al congresso di Azione, non va neanche alla manifestazione M5s. Tanto la scelta dell’alleato, fra questa o quella, ormai è nei fatti: e l’augurio di Carlo Calenda di «cancellare» il movimento è stato un punto di non ritorno.

Dal palco di Casa Cervi Schlein attacca i dazi di Trump e l’«ambiguità» di Giorgia Meloni: «Da mesi chiediamo di non sottovalutare la portata di questa guerra commerciale annunciata e che rischia di riversarsi sulle imprese e sui lavoratori italiani». Per Meloni le opposizioni non hanno proposte? «Faccia come Sanchez in Spagna, che ha già messo in campo 14 miliardi per proteggere famiglie e imprese», è la replica, «è necessario aprire nuove relazioni commerciali, rilanciare il mercato interno e la domanda attraverso un intervento sui salari: incentivare il rinnovo dei contratti e approvare il salario minimo».

Sul piano delle alleanze, qualcosa si muove: «Il Pd sta bene», dice all’indirizzo della minoranza interna, «Faremo tutte le discussioni che dobbiamo fare, anche interne, ma senza perdere di vista l’obiettivo: battere queste destre», «Abbiamo la responsabilità, come prima forza di opposizione, di tenere insieme, guidare, fare battaglie comuni». Schlein spiega il suo metodo. Primo: la destra «non è imbattibile», vedasi la sconfitta del candidato di Trump alla Corte Suprema del Wisconsin, «i 25 milioni spesi da Musk non sono serviti».

Secondo: la destra «ha una retorica forte ma poi non riesce a dare risposte. Ed è lì lo spazio per i progressisti», «dunque si batte non se li rincorriamo sul loro terreno o polarizzando dove ci vogliono portare loro, ma se li portiamo dove loro non vogliono stare, perché stanno scomodi: sul terreno sociale ed economico, e sulle libertà personali e collettive», «e se mettiamo insieme le forze siamo già competitivi».

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